I Racconti perduti del dottor Watson, Un normale caso di rapimento...

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billiwing1
view post Posted on 30/1/2010, 21:15     +1   -1




Un normale caso di rapimento





Era una normale giornata stranamente soleggiata nella solitamente uggiosa Londra di Baker Street quando andai a trovare il mio amico Sherlock Holmes nella sua residenza al 221 B.
Ero di ritorno da una cena con mia moglie Mary e avevo pensato di portare i miei omaggi e di fumarmi un sigaro col mio collega di tante avventure.
Quando entrai in casa salii le scale per entrare nell'ufficio di Holmes. Il suo solito inconfondibile disordine nascondeva l'innata logica della mente dell'abitante di quel luogo. Aprii la porta con le chiavi di riserva che il mio amico e collega mi aveva fatto fare nel caso di emergenza e trovai Homes seduto al buio col suo violino in mano, stressato dal fatto che non aveva un caso da risolvere.
«Oh, grazie a Dio, Watson! Spero mi abbia portato il gornale e un buon Cubano, perchè il mio freddo cervello non riesce più a fare un pensiero logico.»
«Bhè, mio caro Holmes, forse il suo cervello si riscalderebbe di più con un pò di luce del giorno!»
«No, la prego, Watson! Mi lasci riposare...»
Tirai con forza le tende e aprii le finestre. Homes, in vestaglia e cravatta, si coprì gli occhi con il braccio e pregò di richiudere immediatamente.
I caldi raggi del sole illuminavano gli strani oggetti appoggiati sul tavolo.
«Almeno mi dia il giornale, caro dottore...»
«Certo, Homes! Ecco. Magari con questa luce riuscirà a leggerlo!»
Holmes prese il giornale. Appoggiò violino e archetto su un tavolino in mogano lucido che rifletteva il magnifico rosso scarlatto delle pareti dello studio. Aprii una bottiglia di wisky e versai un bicchiere per uno.
«Senta qui, Watson! Un giovane scrittore, un certo Wells, ha appena pubblicato un articolo per pubblicizzare il suo prossimo libro. Che assurdità! Viaggi nel tempo!»
«Figurarsi se vogliamo ritornare indietro! E' già difficile andare avanti...»
«Giustissimo, Watson! Ma probabilmente potremo saperne di più fra breve.»
«Per quale motivo?»
«Il signor Wells ha bisogno di investigatori privati per ritrovare la fidanzata... Probabilmente dovrebbe cercare meglio nel letto del migliore amico o dell'editore. Non mi sorprenderebbe che centri con la sua futura pubblicazione!»
Scoppiammo entrambi a ridere e ci interrompemmo solo al suono del campanello.
Il mio collega disse a voce alta: «Entri pure, signor Wells. La stavamo aspettando!»
Entrò un giovane di venticinque anni, leggermente stempiato. Al dito portava un anello con una particolare pietra grezza sopra. In tasca aveva alcune carte e teneva nella tasca alta della giacca un fazzoletto bianco con sopra le lettere H. G. W.
Iniziò a parlare, con la bombetta fra le mani.
«Oh, signor Holmes! Ho sentito parlare mlto bene di lei, ma non mi aspettavo una tale capacità di preveggenza!»
«Ma non è preveggenza mio caro signore! Come non lo è il fatto che so di lei che è un'aspirante scrittore squattrinato, patito probabilmente di fantascienza con parenti ricchi che si ricordano di lei poche volte all'anno e un gran fanatico di Galileo Galilei.»
Intervenni, ormai poco stupito dalle capacità deduttive del mio amico, cercando di far scomparire quell'espressione da ebete sulla faccia di Wells: «Allora, vediamo se indovino. Sul bordo della mano destra ha del segno di inchiostro blu, probabilmente come quello che vendono nell'emporio alla fine di questa via. Sicuramente non pregiato. Tiene un rarissimo anello con un frammento di pietra lunare al dito e una carta stellare nella tasca interna della giacca. Poi il fazzoletto con le lettere che tiene nella tasca superiore indica un probabile regalo da parte di qualcuno con più soldi di lei. Ah, e quel libro sembra proprio uno dei codici scritti da Galileo, le cui copie sono comprate solo dai più fanatici dell'astronomia.»
«Eccellenti deduzioni, dottor Watson! Vedo che le nostre imprese le stanno giovando alla logica! Ora, mr. Wells, si sieda e ci racconti...»
Versai anche al nostro ospite un bicchiere di Wisky. Lo rifiutò e appoggiò il cappello sopra alcune carte di Holmes.
Sistemò il fazzoletto con molta attenzione e si strofinò la mano velocemente sulla giacca. Vidi lo sguardo di Holmes molto attento a ogni minimo particolare. Pensai che avrebbe potuto vedere anche un moscerino dal'altra parte della stanza in mezzo alla sporcizia che teneva appoggiata sui mobili.
Presi immediatamente i miei tacquini per cominciare ad appuntarmi le parole di Wells.
«Cominci, la prego.» lo incitò Holmes.
«Bene. Come avrà letto dal giornale è stata rapita la mia futura sposa.»
Gli venne un singhiozzo e si asciugò le lacrime col bordo della manica, poi tornò a sistemare il fazzoletto che era sempre nel taschino.
«Non sospetta di nessuno?» chiesi.
«No, per questo mi sono rivolto a voi... Vorrei che trovaste un modo per individuare almeno un sospetto. Avete idee?»
Holmes mi guardò negli occhi. Entrambi sorridemmo compiaciuti.
«Cosa avete da sorridere?»
«Ha una foto della sua fidanzata?» chiese Holmes.
«Certo, eccola.»
Sulla foto si vedeva una bellissima ragazza, probabilmente della stessa età di Wells, sorridente con un diamante splendente al dito.
«Escludo la possibilità del tradimento.» esclamò Holmes.
«Se, come immagino, questa foto è stata scattata molto tempo dopo il vostro fidanzamento, il fatto che porti ancora l'anello che le ha regalato e quella collana con le vostre iniziali, indica che è ancora innamorata di lei.»
Wells guardò scioccato Holmes. Non pensava che saremmo arrivati a una conclusione scontata come il tradimento. Ma dopo acennò un sospiro di sollievo.
Holmes riprese a parlare: «Io e il qui presente dottor Watson saremo felici di occuparci del caso personalmente. Mi dica una sola cosa: a lei non stanno simpatici i parenti che le hanno regalatto quel fazzoletto, giusto?»
«Esatto... Sono i miei futuri suoceri. Non hanno mai appoggiato il fidanzamento, ma da persone di classe si sono sentiti in obbligo di farmi un regalo per questo Natale. Grazie per l'attenzione, cari signori... Ho ospiti, questa sera. Ripasserò domani per avere altre informazioni.»
Wells prese il suo cappello, ma fu fermato da Holmes.
«Senta, ci servirebbero cinque sterline come anticipo per la risoluzione del caso.»
«Certo, si, ecco.»
Lasciò il denaro sul tavolo dove prima stava il cappello e Sherlock Holmes lo raccolse e lo inserì alla bene e meglio nella tasca della camicia da notte.
Wells uscì con alcuni singhiozzi. Mi sedetti, accesi un sigaro preso da una scatola di Cubani inserita tra due grossi cataloghi nella libreria di Holmes e ne porsi uno all'amico.
«Watson, lei ha conoscenze nei giornali?»
«Certo. Un amico di Mary scrive inserzioni. Cosa devo fargli scrivere?»
«"Sherlock Holmes offre cinque sterline alla persona che saprà dargli informazioni su questa donna". E faccia anche inserire questa foto nell'inserzione. Domani avremo tanta gente qui in studio, quindi sarà meglio mettersi un vestito.»
«Sono d'accordo, Holmes. Quale giacca le prendo?»
«Io parlavo di lei!»
Scoppiammo nella seconda grande risata della mattina, poi ci sedemmo e fumammo in pace i sigari. Finalmente Holmes sembrava quasi rilassato, nella sua fredda espressione pensatrice. Ormai per me il fatto che faccesse uso di droghe tra un caso e l'altro per tenere il suo veloce cervello in movimento, non era più così rilevante. Naturalmente da medico mi sono reso conto di quanto questo uso di droghe sembri quasi piacerli, ma credo che non supererà mai la sua dipendenza dall'investigazione. Questo è un grande bene per Londra, ma credo che la mia psiche non reggerà ancora per molto...
Finito il sigaro rassicurai Holmes sulla pubblicazione dell'articolo e gli diedi appuntamento al giorno dopo.
Nel pomeriggio andai alla redazione del London Times e lasciai all'amico di Mary l'articolo che fu felice di pubblicare. In quel periodo c'era carenza di inserzioni e si annoiava anche. Leggendo l'inserzione volle saperne di più. Non ne sapevo più di così e glielo dissi, ma, non credendomi, sorrise e mi congedò per tornare alle rotative con l'articolo in mano.
Pensai all'ultima domanda che Holmes aveva fatto al nostro cliente, riguardante i parenti, e intuii ciò che si chiedeva. Perchè mai uno che ha in forte antipatia i suoceri tiene così con cura il fazzoletto regalatogli da questi ultimi? Conclusi che fosse per l'effettivo valore dell'oggetto. Sembrava di un tessuto pregiato e le lettere dovevano essere cucite con filo ricoperto d'oro. Un regalo molto costoso.
Portai Mary a cena fuori e le raccontai la storia di Wells.
«Oh, ma è terribile, John! Poveretto quell'uomo... Condannato a convivere col pensiero che la fidanzata è stata rapita e non sapendo neanche da chi. Ma tu e Sherlock Holmes risolverete il caso, vero caro?»
«Certo, Mary.» risposi. Poi la abbracciai forte. Per un attimo il pensiero che potesse essere rapita mi sfiorò... Poi scomparì in un brivido freddo sulla schiena quando mi resi conto che Mary era lì, con me. Potevo sentirla tra le mie braccia e mi rassicurai.
Il mattino dopo, talmente presto che potevo vedere il sole sorgere, tornai a Baker Street. Il profumo del pane fresco del fornaio mi tentò tanto che comprai sei muffin alle mele.
Ne mangiai tre prima di arrivare davanti al portone del 221B e ne tenni i restanti per dividerli col mio collega.
Entrai e deposi i muffin sul tavolino a fianco alle solite carte.
«Grazie mille, dottore! Vedo che non ha disdegnato a mangiarne alcuni prima di arrivare.»
Mi guardai la giacca e gettai a terra le briciole che si erano visibilmente depositate sul colletto.
Holmes ne prese uno e si mise comodamente con le gambe sul tavolo, facendo cadere alcuni libri sulle varie qualità di tabacco.
«Bene, mio caro Watson. Tra pochi minuti arriverà un mare di gente.»
Passò una mezz'ora quando dal centro della strada di Baker Street si sentirono passi di una moltitudine di persone.
Holmes, che aveva quasi finito di fumare la pipa, si affacciò alla finestra.
«Silenzio, signori miei! Silenzio!»
Alle parole di Holmes la via si fece molto più tranquilla. Nel frattempo il signor Wells si era materializzato tra la folla con la sua solita bombetta in mano che si sistemava il fazzoletto osservando Holmes alla finestra.
«Bene. Volevo avvertirvi tutti che la ricompensa da cinque sterline è stata annullata. Nessuno avrà un soldo!»
Buona metà delle persone presenti si ritirarono deluse. Wells salì in casa seguito dall'ispettore Lestrade, visibilmente seccato.
«Dottor Watson! Cos'è questa messa in scena? E come giustifica questo articolo?» urlò l'ispettore entrando e sbattendo la porta.
«Questo caso era riservato alla polizia di Scotland Yard! E che cosa sta farneticando il suo amico alla finestra?»
Risposi semplicemente: «Sta cercando testimoni. Con questa prima mossa ha eliminato tutte le persone venute qui solo per il denaro. Ora dovrebbe ancora sfoltire la massa...»
Infatti Holmes esclamò alle persone sotto casa: «Dimenticavo di avvisarvi che, se non lo sapeste, io sono il miglior deduttore della città, quindi non ci metterò molto ad avvisare le vostre mogli di eventuali amanti, che sospetto molti di voi avranno.»
Dopo poco tempo, davanti agli occhi sbigottiti di Wells e Lestrade, le persone venute a testimoniare diventarono soltanto tre: un prete incapucciato, una vecchia donna e un tizio con gli stivali di gomma.
Holmes si rivolse a noi tre: «E in questo modo ho eliminato tutti i mitomani, che solitamente sono anche i meno fedeli della città. Desidera, ispettore?»
«Voglio sapere perché sono sempre costretto a incontrarla quando a Scotland Yard arriva un incarico.»
«Probabilmente siete riusciti eccellentemente a convincere l'intera Londra dell'incapacità dei vostri uomini. ora, se mi vuole scusare, ho tre interessantissime persone da ascoltare.»
Lestrade si ritirò. Al suo posto entrarono nella stanza i tre testimoni. Holmes li volle ascoltare uno alla volta e singolarmente, probabilmente per impedire che modificassero le loro versioni adattandole a quelle della persona precedente.
Holmes mi pregò di rimanere fuori dalla stanza degli interrogatori e di offrire un bicchiere di brandy agli ospiti.
Versai quattro bicchieri. Il prete, stranamente, ne chiese un secondo prima di entrare a parlare con Holmes.
Dopo una ventina di minuti Sherlock Holmes fece uscire anche il prete, l'ultimo interrogato.
Prima di congedarlo, il mio amico prese in mano il crocefisso al collo del prete.
«Molto interessante... Bhè, la ringrazio! Gradisce dell'altro brandy?»
Il prete accettò felicemente, senza mai togliersi il cappuccio.
Nessuno di noi, compreso Holmes, era riuscito a vedere il sacerdote in faccia e sembrava anche avere un brutto mal di gola, quindi sarebbe stato impossibile riconoscerlo anche dalla voce.
Sherlock Holmes aspettò che il prete uscisse dalla via per dirci ciò che aveva scoperto.
«Bene, signori. Abbiamo un colpevole, un complice e due luoghi ben distinti.»
«Il nome del colpevole?» chiese uno sconvolto Wells.
«Questo ce lo dirà lei domani pomeriggi, quando troveremo la sua fidanzata e anche l'oggetto di cui non ci ha parlato.»
«C-cosa?»
Wells fece un passo indietro. Strinse ulteriormente la sua bombetta. Io ero molto impaziente delle spiegazioni.
Holmes iniziò a darcele: «Lei, mr. Wells, ci ha nascosto qualcosa di essenziale per la soluzione del caso. Devo dire che me ne ero accorto quando avevo notato che, nonostante il disprezzo per i futuri suoceri, lei curava e prestava attenzione al suo fazzoletto. La cosa poteva non avere rilevanza, dato il valore dell'oggetto, ma la prima volta che l'ha sistemato si è sfregato il dito contro la giacca. Ho avuto giusto il tempo di abbassare lo sguardo per notare la leggera macchia di grasso sul so indice. Ho pensato che probabilmente aveva l'hobby di fare il meccanico, ma il foglio che è le caduto dalla bombetta il giorno che è venuto qui a parlarci è stato rivelatore.»
Holmes aprì un cassetto e ne tirò fuori un foglio accuratamente piegato leggermente macchiato di nero.
Wells indietreggiò ulteriormente.
Holmes mi passò il foglio e io lo esaminai con attenzione.
«Macchina del tempo.» esclamai.
«Esatto, mio caro Watson. Naturalmente questo interesse del nostro cliente era segreto e pericoloso, ma, purtroppo, essenziale per la soluzione del caso. Ora abbiamo un movente perfetto per il rapimento. L'unica cosa che non capisco è il perché il nostro colpevole sia venuto qui a raccontarci dove trovare l'oggetto.»
«Holmes! Cosa intende dire?» esclamai esterrefatto.
«Le versioni dei tre testimoni erano praticamente identiche. Tutte parlavano di due uomini, dei quali uno molto grosso, sporchi di melma e altra sporcizia simile. L'unica cosa era il particolare del luogo. Due versioni si diversificavano decisamente dalla terza riguardo al luogo del crimine. Dunque, io e mr. Wells ci recheremo all'interno delle fogne, passando per il tombino più vicino all'ingresso del Big Ben. Conosce la strada, vero?»
«Certo. Lì lavora il mio editore. Ci arriveremo in una trentina di minuti in carrozza.» rispose Wells, visibilmente più tranquillo.
«Lei, Watson, chiami i quattro agenti di polizia più forti che conosce e si rechi all'abbazia di Westminster. Si porti una pistola carica. Ci rivedremo qua per la sera.»
Guardai Holmes in modo interrogativo.
«Chi di noi andrà in cerca della ragazza?»
«Io e mr. Wells. Lei, Watson, andrà in cerca dei progetti della macchina del tempo.»
Il nome della macchina, detto dalla persona più fredda e logica che ho mai conosciuto, risultava quasi ridicolo.
Presi il mio bastone con il coltello nascosto alla base, oggetto che hanno solo i veterani della guerra, e la sei colpi che avevo lasciato nell'ufficio di Holmes dopo la nostra ultima avventura.
Prima di uscire chiesi al mio amico: «Come fa a pensare che troveremo entrambi i sospetti proprio domani e nei luoghi che ha indicato?»
«Tutto a suo tempo, dottore.»
Il mattino dopo mi recai alla centrale di polizia. Ingaggiai i quattro agenti più forti e robusti presenti lì qual giorno promettendo una sterlina se mi avessero aiutato col caso. Furono costretti ad accettare dall'ispettore Lestrade, che prese per se le quattro sterline e chiuse rumorosamente la porta del commissariato dietro di noi.
Ci recammo con una carrozza all'abbazia di Westminster. Avevo capito anche io, il giorno prima, che quel prete veniva da lì. La toga col largo capuccio decorato erano stati rivelatori.
Diedi mezza corona al cocchiere e mi addentrai per il chiostro dell'abbazia con la sei colpi pronta nella mano.
Apparte alcuni monaci in preghiera non notammo nessuno, quindi entrammo all'interno della navata principale.
Le tombe degli antichi re d'Inghilterra facevano da cornice in quel luminoso luogo sacro. Ci fermammo alcuni istanti ad osservare l'enorme monumento ad Isaac Newton, poi il mio pensiero ricadde alcuni istanti sulla tasca di Wells.
«Il libro di Galileo! Ragazzi, dobbiamo andare a cercare dalla sua tomba.»
Naturalmente la forza fisica dei quattro poliziotti era inversamente proporzionale alla loro conoscienza storica, quindi strinsi il bastone e cominciai a correre verso la tomba di Galileo Galilei. Tutti e cinque arrivammo davanti al monumento adornato dalla grande figura dello scienziato con il suo famoso cannocchiale e i vari pianeti della volta celeste. Vi erano anche alcune panche in legno delle quali una era lucidata in quel momento da un grosso energumeno, molto più muscoloso del più grosso dei quattro poliziotti che avevo portato con me. Sperai non fosse lui l'uomo grande e grosso di cui mi aveva parlato Sherlock Holmes, ma quando notai lo scuro calcio di una dodici colpi infilata nella tasca della cappa da addetto delle pulizie infilata tra due fogli molto rovinati e sporchi di grasso, capii che era quello il nostro uomo.
«Fermo!» gridai «Lei è in arresto per furto, sequestro di persona e possesso di armi senza licenza!»
Il grosso uomo ci guardò. Lasciò cadere il suo straccio. Infilò la mano nella tasca della pistola, convinto che non l'avessimo notata. Sorrise.
I poliziotti, visibilmente impreparati e che non si aspettavano una mossa azzardata come la mia, estrassero le loro sei colpi. Per un attimo nessuno sparò. Poi il sorriso dalla faccia dell'uomo scomparve e scaricò tutta la dodici colpi mirando ai poliziotti.
Fortunatamente i miei uomini erano molto agili e ne uscirono solo leggermente ammaccati. Io, dal mio canto, mi precipitai immediatamente a terra e presi alle spalle l'uomo mirandogli la pistola al fianco appena ebbe finito i proiettili.
«Ripeto. Lei è in arresto per furto, sequestro di persona e possesso di armi senza licenza. Ammanettatelo, ragazzi.»
I quattro poliziotti si avventarono sull'uomo ancora sotto al tiro del mio revolver. Quando lo fermarono infilai la mano nella sua tasca e ne tirai fuori i fogli.
«Portatelo alla centrale. Io torno a Baker Street. Spero che Holmes se la sia cavata quanto noi...»
Presi una carrozza e i miei compagni ne chiamarono una blindata da Scotland Yard. Durante il tragitto scrissi li appunti su ciò che era appena successo. Tutto era accaduto così velocemente...
Poi pensai a Holmes. Poteva essere ovunque, nel sottosuolo della grande Londra. Confidavo talmente nel suo istinto e nel suo fiuto che ero certo avrebbe trovato in poco tempo il colpevole, ma non ero sicuro, dopo ciò che era appena accaduto, del suo ritorno all'appartamento di Baker Street.
Arrivai nel salotto rosso scarlatto. Spostai violentemente una pila di cartacce e libri. il frastuono fu tale che la governante si precipitò a controllare cos'era successo. Mi trovò sulla poltrona di Sherlock Holmes, con la pipa in bocca che osservavo la lente d'ingrandimento del mio amico confidando nel suo ritorno.
Ciò che leggerete adesso non l'ho vissuto in prima persona, ma me lo raccontò Holmes quando finalmente potemmo riposarci dopo il difficile caso, quindi confido nell'esattezza di ciò che andrò a scrivere.
Mentre ero a Westminster il mio amico Sherlock Holmes si avviò in carrozza col signor Wells verso il Big Ben. La strada non era lunga, ma cambiarono più volte mezzo per evitare di essere seguiti.
«Holmes, ora mi dica perchè mi sta portando all'interno delle fogne!»
«Certo, è comprensibile che lei lo voglia sapere e quindi le rivelerò ciò che ho scoperto. L'operaio e la vecchia signora mia hanno raccontato di aver visto un uomo di mezz'età abbastanza in carne e un enorme energumeno uscire dal tombino presente sotto il Big Ben. Essi portavano con loro una bellissima ragazza, che, guardi che caso, era la sua fidanzata. Probabilmente non avevano ancora trovato il luogo adatto per nascondere la ragazza, quindi sono saliti e scesi più volte da quel luogo. Ora, il prete, è lui che stiamo cercando. Lo sospettavo, ma me ne sono reso conto solo quando ormai era uscito. Un particolare era rivelatore. In una tasca della tonaca teneva una chiave molto sporca di melma, dunque probabilmente stata nelle fogne e che non apriva di certo porte di Westminster. Quello era solo un modo per sviare le indagini. Ma credo che scopriremo molto di più scendendo in quel tombino.»
Holmes e Wells scesero all'interno del tombino e cominciarono a correre. Sherlock Holmes fiutava l'aria e osservava il terreno e i movimenti della sporchissima acqua delle fogne. Trovò in pochissimo tempo la strda.
«Bene, mi caro signor Wells» cominciò sotto voce «Dietro questa porta c'è il nostro colpevole»
Davanti ai due gentiluomini vi era una vecchia porta tonda che copriva l'intero canale, simile a un cavou della banca di Londra. La serratura era vecchia e consumata, ma abbastanza resistente da impedirne l'apertura.
Wells estrasse una decoratissima sei colpi, probabilmente altro regalo dei suoceri o, secondo Holmes, premio al valore donatogli dopo un'importante spedizione militare in India, e sparò tre colpi del suo caricatore, ma inutilmente.
«Potrebbe, per l'amor di Dio, smettere di sprecare pallottole, santo cielo?» esclamò Holmes molto seccato. Quell'errore di Wells non andò a genio al mio amico che, però, recuperò velocemente la calma.
«La prego di risparmiare tutte le pallottole che le rimangono, Wells! Saranno probabilmente inutili, ma non diamo niente al caso!»
Holmes tirò fuori i suoi attrezzi da scassinatore, tutti preziosi e molto costosi, accumulati in anni di avventure e necessità. Con poco sforzo aprì il lucchetto. I due uomini, entrambi di una considerevole forma fisica, spinsero indietro l'enorme portellone e un'aria fredda e secca investì gli esploratori.
«Bene, signor Wells. Ora è assolutamente essenziale che faccia come dico, senza contraddire le mie parole.»
Successivamente Holmes mi rivelò che avrebbe preferito avere me al suo fianco, data la grave testardaggine del signor Wells, dovuta probabilmente alla sua giovane età e all'amore che provava per quella ragazza.
I due si incamminarono ancora cento metri e trovarono l'ingresso di una stretta e luminosa stanza.
Entrati lì trovarono un uomo incapucciato, seduto, con una particolare otto colpi d'oro tra le mani, che osservava Holmes e Wells. In un angolo c'era la ragazza, sporca e legata, che si agitava alla vista del fidanzato. Un enorme disco di pietra nera era posato sul pavimento e un suo gemello identico era fissatto al soffitto.
«Sherlock Holmes... Vedo che il suo proverbiale genio è riuscito a risalire a me... Molto bene.»
Il signore si tolse il cappuccio.
«Josef Helman! Il mio editore! Brutto...»
Wells estrasse velocemente la pistola e scaricò gli ultimi colpi verso Helman visibilmente poco sorpreso e tranquillo. I colpi, con la velocità con cui erano partiti, si attaccarono al soffitto, attirati da un potente magnete che creava un campo magnetico col suo gemello sul pavimento.
«Signor Wells! Le avevo detto di eseguire i miei ordini! Di non sprecare pallottole! Quale parola non le tornava?»
Approfittando della distrazione creata con le sue parole, Holmes estrasse la sei colpi d'oro molto simile a quella di Helman e sparò un rapidissimo colpo verso la mano dell'avversario. La pistola saltò e finì ai piedi della ragazza legata.
Holmes corse a bloccare Helman, mentre Wells slegò la fidanzata e la baciò per un lungo periodo di tempo, davanti allo sguardo impassibile del mio amico che ha sempre disprezzato ogni emozione umana, in quanto poteva diventare un facile distrzione nella fredda logica del suo cervello.
In poco tempo i quattro uscirono dalla stanza e dal freddo canale per tornare nelle umide fogne.
Helman prese la parola, interrogando Holmes: «Mi tolga una curiosità, signor Holmes. Come ha fatto a sapere del magnete? La cripta era facile per un uomo come lei, ma il magnete? Come c'è arrivato?»
«Me l'ha proprio suggerito lei, signore. Quando è venuto a farci visita vestito da prete ho notato la sua chiave e il fatto che il crocifisso di ottone che portava al collo le era sempre attaccato. La chiave, sporca quasi completamente, recava un lato lucido e quasi del tutto pulito, molto probabilmente stato più volte sfregato su qualche superficie. Sucessivamente la fermai, perchè l'idea di quel crocifisso mi assillava. Glielo presi in mano e mi resi conto che la chiave, ormai magnetizzata da tutte le volte che l'ha fatta cadere distrattamente sul magnete, attirava a sè il crocifisso. Così pensai bene di portare con me la mia preziosa sei colpi d'oro con proiettili dello stesso materiale che, come ben sa, se ben fabbericati, non vengono attirati da alcun magnete.»
«Molto ingegnoso. Ma ormai il mio socio avrà portato via con sè i progetti della macchina del tempo d mr. Wells, quindi avrà in fretta i soldi per pagare la mia cauzione.»
«Oh, si vede proprio che lei non mi conosce come dovrebbe! Vede, io lavoro con un caro signore, il dottor Watson, che, con quattro grosse guardie della polizia, si è recato nel luogo verso il quale voleva sviarci e confido nel fatto che abbia già compiuto la sua missione.»
Helman si zittì e proseguì la marcia. I due giovani continuavano a guardarsi, radiosi di felicità, come persi in un dialogo silenzioso di sguardi.
I quattro si recarono prima alla stazione di polizia per lasciare il prigioniero, poi arrivarono in carrozza in Baker Street.
Quando li vidi dalla finestra del disordinato studio scarlatto mi precipitai giù dalle scale e gli corsi incontro con le braccia aperte come in un grande abbraccio. I due giovani ci ringraziarono decine di volte.
Diedi i progetti in mano a Wells che si offrì di pagarci qualunque cifra volessimo.
Holmes accettò una ventina di sterline e li congedò con i migliori auguri. Feci lo stesso e salii con Holmes nel suo studio.
Sherlock Holmes intuì immediatamente che mi ero seduto a lungo tempo sulla sua poltrona e che avevo fumato la sua pipa. Non disdegnò comunque di ricaricare il tabacco e si sedette nella sua solita espressione che aveva dopo aver risolto un caso.
Mi accomodai anche io e accesi da distante il grande camino che riscaldava la stanza.
Presi un sigaro dal mio taschino, osservai l'orologio.
«Mio caro amico, sarei felice di invitarla, quando avrà finito di fumare la sua pipa, con me e Mary a cena.» dissi compiaciuto.
«Ne sarei veramente molto onorato, dottor Watson, ma questo per me vorrebbe dire vestirmi elegante dopo aver risolto un caso, dato che i vestiti che ho adesso indosso sono completamente macchiati di melma e emanano un nauseante odore che infastidirebbe certamente una gentildonna come sua moglie.»
«Allora ci conto, Holmes.»
Sherlock Holmes mi guardò con un'espressione visibilmente divertita. Era riuscito più volte a trascinarmi nelle sue avventure con velati inviti, ma quando lo invitavo io in qualche occasione che ritenevo speciale, era difficile per lui rifiutare. Credo che in quella sua fredda e logica mente attivata dalle droghe e dall'investigazione criminale soltanto la nostra amicizia portava una fiamma di calore che credo sia difficile per chinque criminale o malvivente spegnere.
Pochi giorni dopo la nostra avventura mi recai da Holmes e lo trovai intento a esaminare un pacchetto, probabilmente in attesa del mio arrivo.
«Guardi, Watson. Il nostro amico Wells ci ha mandato il suo primo libro pubblicato. Si intitola "La guerra dei mondi". Non è il mio genere, quindi sono felice di regalarglielo.»
Aprii il pacchetto e cominciai a sfogliare il libro con interesse.
«Lo leggerò con piacere, Holmes. Sono certo che il nostro cliente avrà un successo strepitoso.»
Sherlock Holmes non rispose e prese il suo violino iniziando a suonare una confusa sinfonia.
 
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Mycroft
view post Posted on 31/1/2010, 16:39     +1   -1




ti chiedo scusa se rispondo solo ora,ma ieri sulla fine me ne sono andato,ed è la prima volta che vado al pc di oggi.Dunque,ho diviso le mie osservazioni in critiche,consigli e complimenti.Ho messo prima le critiche in quanto non è piacevole sentirsi fare una critica,ma questo dispiacere verrà attenuato dai complimenti,invece se avessi fatto il contrario,ovvero prima i complimenti ed infine le critiche,avresti messo in secondo piano i complimenti e fatto prevalere le critiche,ma passiamo subito ai fatti :D

Critiche

Inizialmente,tu descrivi uno Sherlock Holmes incapace di fare un pensiero logico,e lo descrivi anche come un individuo che ha paura della luce del sole,questo non mi è stato molto simpatico se devo dirti la verità.Inoltre,Doyle non ha mai parlato del fatto che Holmes bevesse whisky o fumasse cubani,anzi,non ha proprio mai detto la marca dei sigari,sebbene usò la parola trichinopoli nel romanzo uno studio in rosso.Quindi sarebbe molto più plausibile la sua vecchia pipa di argilla.Per quanto riguarda il whisky,è meglio che tu lo sostituisca con il brandy o con il beaune [non so se l'ho scritto giusto,ma viene citato nel capitolo "La scienza della deduzione" di il segno dei quattro].Inoltre ricordati che questo racconto è un apocrifo,e bisogna seguire comunque il metodo Doyleiano.Non ti scordare che all'epoca di Doyle,si era in pieno periodo Vittoriano,un periodo in cui nemmeno la parola coscia si poteva dire per intero perchè considerata volgare.Quindi,citazioni ed esempi troppo espliciti di tradimento [il controllare nel letto dei suoi amici per trovare la quasi moglie ad esempio] va contro a quell'epoca,e quindi contro il metodo di scrivere di Doyle.Ancora una cosa,non capisco l'ultimo pezzo,in cui Holmes dice che è scocciato dal fatto che si debba vestire elegante.Holmes non si vestiva elegante,ma nemmeno come uno straccione,piuttosto in maniera sobria,quindi è fuori luogo,così come il fatto che si sieda mettendo i piedi sul tavolo.Infatti Holmes o allunga le gambe verso il camino,oppure si raggomitola in poltrona.Poi Holmes era si disordinato,ma non al punto da avere la sporcizia su un davanzale o su un mobile,e tanto meno i moscerini xD

Consigli

Ti do qualche consiglio per rendere più plausibili le prime osservazioni di Holmes.Tu dici che ha capito che il suo cliente fosse squattrinato e scrittore dall'inchiostro che aveva sulla mano.Bene,ciò non credo sia verosimile,in quanto:Holmes era si un campione di "osservazione & deduzione" però non credo che riuscisse a capire se un tipo d'inchiostro fosse pregiato osservando a distanza una macchia presente sul bordo della mano,che era ovviamente già secca.Piuttosto puoi spostare queste osservazioni da quando il cliente entri a quando si sieda di fronte ad Holmes,e puoi sostituire l'inchiostro con una callosità presente sulla falange interna del pollice e dell'indice ed una callosità esterna sul medio [il cosidetto callo dello scrittore].Inoltre,il suo modo di vestire non è abbastanza per definirlo squattrinato,in quanto gli scrittori sono artisti,e gli artisti sono stravaganti,anticonformisti,quindi è normale che si vestano in modo non ricercato.Anche l'osservazione di una impossibilità di tradimento tramite l'osservazione della collana e dell'anello non è abbastanza.Infatti nè mogli nè fidanzati vorrebbero che il proprio marito o fidanzato sappia di un loro possibile tradimento,quindi continuerebbe ad indossarle,in modo da non farlo sospettare.Per finire,il fazzoletto non prova che abbia dei parenti ricchi che non gli stanno simpatici solo dal fazzoletto,in quanto lo avrebbe potuto benissimo comprare lui :D

Complimenti

Il racconto è ben strutturato,molto ben congegnato il modo di Holmes per scacciare coloro che han risposto all'annuncio per denaro o per mitomania.A parte quelle eccezioni che ti ho elencato prima,che secondo me andrebbero o corrette o rivedute,è un racconto interessante ed intrigante,e comunque riuscire a seguire per filo e per segno il metodo Doyleiano è molto difficile,se non impossibile in quanto allora c'era un modo diverso di pensare e di vedere le cose,e quindi anche di trascriverle su carta.

Giudizio finale: 7 e 1/2
 
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Mycroft
view post Posted on 31/1/2010, 17:03     +1   -1




ah ancora una cosa!Per rendere più verosimile la deduzione dello scrittore,puoi anche dire che quando l'altro prese il fazzoletto,Holmes notò una doppia linea molto marcata sulla manica tra il gomito e il polso destro,segno che lo appoggia molto ;)
 
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Saitec
view post Posted on 31/1/2010, 17:33     +1   -1




La "critica letteraia" l'ha già fatta Mycroft quindi aggiungerò un semplice commento: Il racconto mi è piaciuto molto, e devo dire che lo stile di Doyle è molto ben ripreso (anche se ci sono particolari da correggere come ha fatto notare Mycroft è molto difficile riuscire a riprendere quello stile perchè significa scrivere pensando come allora, cosa tutt'altro che facile). Se ne hai scritti altri non esitare a pubblicarli, perchè a vedere il primo si vede che c'è una buona base nella scrittura.



 
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Mycroft
view post Posted on 31/1/2010, 17:48     +1   -1




spero comunque di non essere sembrato troppo crudele xD
 
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billiwing1
view post Posted on 31/1/2010, 17:53     +1   -1




Ok... GRAZIE!

Avevo già pensato di riscrivere in un futuro prossimo la storia perchè mi rendo conto che non rispetta la sturttura, più che il metodo, di Doyle (deduzione iniziale, lungo racconto del cliente, svolgimento dell'indagine, riassunto dei fatti).

Non so se sapete chi è Wells, in questo caso una Guest Star, comunque non è rilevante la sua conposcenza...

Devo ammettere che il metodo di Holmes per scacciare mitomani e falsi l'ho copiato da Lie to Me :P

Sto finendo il secondo racconto!

Grazie mille di tutto!
 
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Mycroft
view post Posted on 31/1/2010, 17:59     +1   -1




figurati ^^

aspettiamo il tuo secondo racconto!
 
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billiwing1
view post Posted on 31/1/2010, 18:00     +1   -1




Ah, volevo precisare che per il primo racconto mi ero ispirato di più al personaggio del film.

E dimenticavo che dettagli come l'Wisky o i Cubani non erano per identificare il personaggio, ma solo cose che mi erano venute in mente. Se faccio fumare a Holmes un Cubano non intendo dire che li fuma sempre!^^
 
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Mycroft
view post Posted on 31/1/2010, 18:10     +1   -1




si si,ma vedi io sono mega pignolo su Sherlock Holmes xD pensa che ho addirittura creato un topic sul fatto che Holmes non era un investigatore ma un consulente investigativo xD
 
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Saitec
view post Posted on 31/1/2010, 19:14     +1   -1




CITAZIONE (Mycroft @ 31/1/2010, 18:10)
si si,ma vedi io sono mega pignolo su Sherlock Holmes xD

"Abbiamo" avuto modo di notarlo ^_^ .

P.S.: billiwing1 quando hai scritto "«Bhè, mio caro Holmes, forse il suo cervello si riscalderebbe di più con un pò di luce del giorno!»
«No, la prego, Watson! Mi lasci riposare...»
Tirai con forza le tende e aprii le finestre. Homes, in vestaglia e cravatta, si coprì gli occhi con il braccio e pregò di richiudere immediatamente.
I caldi raggi del sole illuminavano gli strani oggetti appoggiati sul tavolo.
«Almeno mi dia il giornale, caro dottore...»
«Certo, Homes! Ecco. Magari con questa luce riuscirà a leggerlo!»" ti sei ispirato al film uscito di recente, quando Watson entra nello studio di Holmes che risulta essere polveroso e con tutte le tende tirate? (semplice curiosità).




 
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billiwing1
view post Posted on 31/1/2010, 19:26     +1   -1




Esatto! XDXD Mi sono infinitamente ispirato al film!
 
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0wn3r
view post Posted on 21/8/2010, 16:15     +1   -1




CITAZIONE (Saitec @ 31/1/2010, 20:14)
CITAZIONE (Mycroft @ 31/1/2010, 18:10)
si si,ma vedi io sono mega pignolo su Sherlock Holmes xD

"Abbiamo" avuto modo di notarlo ^_^ .

P.S.: billiwing1 quando hai scritto "«Bhè, mio caro Holmes, forse il suo cervello si riscalderebbe di più con un pò di luce del giorno!»
«No, la prego, Watson! Mi lasci riposare...»
Tirai con forza le tende e aprii le finestre. Homes, in vestaglia e cravatta, si coprì gli occhi con il braccio e pregò di richiudere immediatamente.
I caldi raggi del sole illuminavano gli strani oggetti appoggiati sul tavolo.
«Almeno mi dia il giornale, caro dottore...»
«Certo, Homes! Ecco. Magari con questa luce riuscirà a leggerlo!»" ti sei ispirato al film uscito di recente, quando Watson entra nello studio di Holmes che risulta essere polveroso e con tutte le tende tirate? (semplice curiosità).

beh non sarebbe l'unico punto in comune.
1)il bastone con la lama dei veterani in vietnam
2)la scena da te riportata
3)noto una certa somilianza fra il colpevole di questo racconto e lord blackwood nel film (per la descrizione fisica... quando si toglie il cappuccio rivelando la sua identità, sembra uguale a quando blackwood viene rivelato all'inizio del film)
4)l'energumeno ricorda lo stesso energumeno francese nel film
e forse c'era altro che ora non ricordo :P

P.S: non critico, è normale ispirarsi ad altre opere, ma qui sono troppo concentrate le somiglianze :P... ho preferito altre tue ff rispetto a questa ^^


Anyway Mycroft, se non ricordo male nel segno dei quattro beveva del Porto :P

Ah, geniale l'idea di mettere wells! (l'ho conosciuto quando mi sono informato su quel famoso scherzo radiofonico basato sul suo libro "la guerra dei mondi")
Potresti creare altre ff con personaggi dell'epoca (ad esempio Carrol -l'autore di Alice nel paese delle meraviglie - era un pedofilo ed ha vissuto nello stesso periodo storico, oppure potresti fare qualcosa con jack lo squartatore - molto sfruttato nei racconti di sherlock, per cui poco originale :P)

 
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11 replies since 30/1/2010, 21:15   233 views
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