Salveeeee!!
Questa è la mia primissima fan fic che segue questo genere, in passato ho scritto solamente dei fantasy...
Spero di poter migliorare grazie ai vostri commenti con il passare del tempo.
Divertitevi =D
Prologo: Ordo ab Chao
Quella mattina Alexander Davidson alzò prestissimo.
L'alba era appena sorta infatti, irradiando la zona intorno al Charing Cross di una spettrale luce rosata.
Passando davanti allo specchio Alexander si fermò per un breve istante a fissare la propria immagine.
Un ragazzo sui ventisei anni, dal fisico asciutto e atletico, con occhi grandi e di color grigio ferro gli rispose al sorriso.
Passando una mano fra i capelli, neri e arruffati, Alexander si disse : " Wow, sono così sexy che mi salterei addosso!"
Mezz'ora dopo questa battutina di spirito, Alexander era seduto sulla sua sedia, davanti ad una bella scrivania in legno intarsiato, nel suo ufficio.
La radio trasmetteva un canzone, una ballata degli anni ottanta che il ventiseienne conosceva a malapena.
Per il resto tutto era tranquillo, una calma degna del più vasto dei deserti africani.
Nulla era fuori posto, nemmeno un piccolo granello di polvere.
Tutto era calmo.
O quasi...
Il telefono trillò e, nella calma dell'ufficio, il suono parve rieccheggiare parecchie volte.
Vincendo la voglia di ignorare la chiamata e cedere sotto il peso delle sue palpebre il ragazzo si alzò, incammiandosi con passo sicuro verso il telefono.
Afferrò la cornetta e la portò all'orecchio dicendo: " Detective Alexander Davidson, buongiorno."
Dall'altra parte della cornetta arrivò una voce asciutta, dal tono straordinariamente pratico : " Davidson, buongiorno. Sono l'agente Whiteford, c'è bisogno di lei in centrale."
"Uff... mai una volta che riesca a rilassarmi del tutto!" pensò il giovane Alexander.
Tempo dopo tuttavia, era già seduto al volante della sua Porsche nera e sfrecciava rapido nell'intorpidito traffico di New York.
Alexander Davidson del resto, era uno dei detective più richiesti della Grande Mela.
Un ragazzo prodigio stando alle definizioni dei giornali.
Con un eccesso di orgoglio il giovane si ritrovò inevitabilmente a sorridere pensando che forse, dietro alle montature delle testate giornalistiche, ci fosse un fondo di verità.
Del resto lui che solo pochi anni prima era un ladruncolo da due soldi era riuscito in poco tempo a risolvere il delitto più oscuro e famoso dell'ultimo decennio.
Il caso dei Montblanc.
Due coniugi barbaramente uccisi, fatti a pezzi nello scantinato e rimasti lì per oltre sei mesi.
Nessuna arma, nessun movente e nessun colpevole.
E lui, un ragazzino che ancora non aveva avuto la possibilità di completare il liceo aveva trovato un senso a quella faccenda oscura e caotica.
Poi aveva vinto il premio "Pullitzer" il più prestigioso premio assegnabile ad un giornalista per aver mandato il resoconto della sua avventura ad un giornale.
Dalle stalle alle stelle.
Immerso nei rosei ricordi della sua vittoria più grande, il detective arrestò l'automobile e si diresse all'interno della centrale sulla Fifth Avenue.
Nonostante l'ubicazione prestigiosa quella centrale aveva qualcosa di oscuro, i muri erano colorati con del beige pallido e smunto e le finestre erano poche ma equamente distribuite sui tre piani dell'edificio.
Un netto contrasto con tutta New York, un netto contrasto con la sfarzosa via in cui si trovava.
Spingendo la porta a vetri Davidson entrò all'interno della centrale, dopo qualche passo si trovò nella sala di attesa.
Un uomo paffuto, sulla quarantina e con capelli color paglia gli andò subito incontro, gli strinse rapido la mano e si presentò :"Thomas Firestar, sono il nuovo commissario del distretto. E' un piacere fare la sua conoscenza."
"Piacere mio commissario." Rispose Alexander in tono lapidario.
Per nulla scoraggiato dalla quasi totale mancanza di interesse del detective, che ostentava un espressione assonnata, il commissario gli fece cenno di seguirlo e lo condusse infondo al corridoio lì vicino, in quello che doveva essere il suo ufficio.
Alexander squadrò la stanza come era sua abitudine fare ogni volta che si trovava in un posto nuovo.
Non era molto più grande del suo ufficio,ma era parecchio più ordinato.
C'era solamente una scrivania in un legno che Davidson pensò di riconoscere in frassino, occupata da un computer e sovrastata da dei grandi scaffali a muro.
L'unica finestrella presente era stata chiusa e coperta con una ridicola tendina con dei disegni molto infantili.
Con un gesto alquanto plateale il commissario indicò la sedia rossa davanti alla scrivania e, mentre David la occupava, prese posto nella sua in modo da trovarsi proprio difronte all'investigatore.
"Verrò immediatamente al sodo. Ieri sera, alle diciannove e quattordici in centrale è arrivata una strana chiamata. Io non c'ero, ero uscito prima per affari personali, ma la segreteria telefonica del distretto ha registrato tutto. Ecco, ascolti!" Con il pollice premette un tastino sul computer e dopo pochi istanti una voce fuoriuscì dalle casse.
"
Ordo ab Chao Ordine dal Caos. Nella prossima settimana l'Arte tornerà ai fasti di un tempo, tre dormienti saranno immolati ogni tre giorni e tutto sarà di nuovo in ordine. Ordo ab Chao "
Per la primissima volta da quella mattina, il detective Alexander Davidson era davvero interessato a qualcosa.