Londra 1989

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view post Posted on 13/2/2010, 15:12     +1   -1




Londra 1989

Ci tengo a precisare già da subito che non è nè un giallo, nè un poliziesco, è solo la storia di una ragazza che, per un motivo che troverete nel capitolo sottostante, è costretta ad andare a vivere in un college.
Siete i primi a cui lo mostro, quindi siate clementi, è il mio primo racconto e sono solo al primo capitolo (se non contiamo l'introduzione), ma per adesso, buona lettura!
ps. Ma accetto comunque consigli e/o critiche (:

INTRODUZIONE
Le ultime piccole goccioline di pioggia ticchettavano sul vetro, mentre un freddo sole invernale iniziava a sbucare da dietro ad una nuvola. Mamma e papà, stavano tranquillamente parlando in sala da pranzo, mentre io me ne stavo sola, guardando fuori la finestra della mia camera, cercando di capire come sarebbe stato bello essere una gocciolina d’acqua. Compiere un viaggio lunghissimo, attraversare mari e oceani di tutto il mondo e, soprattutto, non avere tanti pensieri per la testa, come ne avevo io in quel momento.
Mi sentivo triste, anche se non avrebbe dovuto essere così. Fra una settimana, sarebbero iniziate le vacanze di Natale, e finalmente sarei andata a fare quella tanto attesa gita sul Tamigi con Irene. Era da mesi che la preparavamo, e avevamo appena finito la lunga lotta per ottenere il permesso dai nostri genitori. La nostra prima gita, da sole, sul Tamigi. Sarebbe stata una cosa fantastica. E poi, alla sera del 25 Dicembre, sarebbe arrivata la zia Mary, con tanti bellissimi regali per tutti, e l’ultimo giorno dell’anno, l’avrei passato con tutta la mia famiglia, guardando i fuochi d’artificio che illuminavano il cielo sopra il Big Ben.
Ma ero triste. Perché? Perché non sarei mai andata in gita con Irene, non avrei mai passato il Natale con zia Mary, né avrei visto nessun fuoco d’artificio. Esatto, perché i miei avevano deciso di trasferirsi. Avevo appena smesso di litigarci, proprio per il fatto che io ero contro questo trasloco perché non volevo perdere i mie importantissimi amici, ed anche perché mi ero letteralmente innamorata di questa città, non mi andava di lasciarla.
Avevamo urlato per circa mezz’ora, poi mia mamma mi aveva tirato un ceffone sulla faccia, e così, piangendo, ero andata in camera. Non mi ero mossa da lì per due intere ore.
Verso l’ora di pranzo, però, mi era venuta fame, così ero scesa per farmi un panino, e all’improvviso mia mamma era sbucata fuori da non so dove, dicendomi:
«…Penny»
«Uh? Ah…sei tu…non vorrai mollarmi un altro ceffone, spero!»
«No, no, tranquilla, anzi scusami per averti sgridato, prima… Io e papà volevamo dirti solo che, abbiamo trovato una soluzione e…»
«Non ci trasferiamo più!? Sììììì!!! Grazie mamma!! Vado subito a dirlo ad Irene!»
«Aspetta!!! Non è vero che non ci trasferiamo più, ma abbiamo trovato una soluzione. Io e papà traslochiamo, e andiamo in Francia, perché papà non ha più molto lavoro qui, e un nostro amico ci ha suggerito di andare in Francia, dove ci sono tante possibilità di lavoro, e poi parliamo tutti e due bene il francese. Tu però, da quel che ho capito, vorresti restare qui, giusto?»
Annuii
«Beh…avevamo quindi pensato di farti restare, e che avremmo comunque potuto vederti durante le vacanze, dopotutto la Francia non è così lontana…»
«Restare!? Come, restare qui senza di voi! Ma, mamma, pensavo che mi voleste bene!»
«Ma, amore mio, sai bene che sei la cosa a cui io e papà teniamo di più; anche per noi è difficile lasciarti qui ma, piuttosto che vederti sempre ma triste, preferiamo vederti poche volte ma felice.»
«E sentiamo, dove avreste intenzione di mandarmi?»
Appena finii la frase, papà sbucò dalla porta della cucina, come un attore impaziente di fare il suo ingresso in scena.
«Pensavamo di mandarti in un college, una specie di scuola dove, però, non si torna a casa alle 16.00 e…»
«Papà, so bene cos’è un college! E so quanto siano brutti. No, non ci voglio andare. Trovate un’altra soluzione, mandatemi dalla zia Mary, ma non al college!»
«Uff, Penny, ragiona, la zia Mary è anziana e non è abituata ad aver bambini per casa; e poi il college al quale andrai non è di quelli vecchi, ma è una scuola nuova, aperta soltanto l’anno scorso. Almeno dagli una chance! Potrebbe piacerti!»
Considerata la situazione, fui costretta ad accettare.
Poi andai di corsa in camera e, senza che me ne accorgessi, alcune lacrime iniziarono a scendermi dagli occhi. Mi sentivo felice di poter restare nella città dove ero nata ma allo stesso tempo provavo rancore nel lasciare la casa che conoscevo così bene per andare a vivere in una scuola piena di sconosciuti e professori ricchissimi e scorbutici.

Se vi piacerà, presto inserirò il seguito, se no... vorrà dire che rinizierò da capo con un altro racconto ^^

Edited by ___BìANCONìGLìììO - 13/2/2010, 21:02
 
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view post Posted on 15/2/2010, 19:39     +1   -1
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io l'ho letta ora...e devo dire che mi piace come storia...e sarei curiosa di vedere un eventuale seguito...^^
 
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1 replies since 13/2/2010, 15:12   50 views
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