Sam 221B |
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| Trama: CITAZIONE L’artista Basil Hallward ha dipinto il ritratto di Dorian Gray, suo giovane ed affascinante amico. Un amico di Basil, Henry Wotton, incontra Dorian e lo incita a godersi a pieno la sua giovinezza. Henry convince Dorian che la bellezza e il piacere sono tutto nella vita e che il tempo per goderne è sempre breve. Per lui, la Bellezza è una forma di genialità, che non ha bisogno di essere spiegata, è la meraviglia delle meraviglie e possiede un diritto di sovranità su ogni cosa. Egli spiega come la Natura abbia la capacità di rigenerarsi, sconosciuta invece agli essere umani, che non possono tornare alla giovinezza perduta, ma degenerano in marionette ossessionate dal ricordo delle passioni di cui hanno avuto paura e dalle tentazioni a cui non hanno saputo cedere per vigliaccheria. Henry incita Dorian a non lasciarsi sfuggire nulla ed a restare sempre alla ricerca di nuove sensazioni. Dorian esprime il desiderio che sia il ritratto ad invecchiare al suo posto e questo si realizza. Dorian mantiene fascino e giovinezza, mentre è il dipinto, immagine della sua parte interiore, a mostrare giorno dopo giorno i segni di tempo, vizi e corruzione, diventando orrendo. "The Picture of Dorian Gray" è in assoluto il mio libro preferito, quando lo lessi per la prima volta ne rimasi sconvolta letteralmente, è un libro molto profondo che, a mio parere, scava nell'intimo di ognuno di noi. Lord Henry Wotton, l'Istigatore, colui che veramente ha dato inizio a tutto, che ha spinto Dorian a convincersi di cose in cui non credeva davvero, ha degli assiomi che hanno qualcosa di terribilmente vero, crudo e cinico: sappiamo che sono frasi che hanno del surreale ma al contempo percepiamo la verità di fondo, per quanto sia sgradevole. Inoltre in questo libro Wilde dimostra tutta la sua lungimiranza, e lo sguardo con il quale già riusciva a vedere come questo mondo si stava trasformando e verso quale direzione stava svoltando: questo libro può essere anche uno specchio di un lato dominante della società odierna, che troppo spesso da un peso eccessivo alla superficie, senza riuscire a scavare nel profondo, o senza volerlo fare, bloccati probabilmente dalla paura di ciò che si potrebbe trovare frugando più a fondo, non solo negli altri, ma anche in noi stessi.
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